LA TARGHETTA COME DETERRENTE

 

Qualche giorno fa ho seguito con grande piacere e interesse il festeggiamento dell’anniversario del mitico dj della BBC Russian Service- Seva Novgorodzev  trasmesso dalla tv russa.

In uno degli spezzoni che trattano la sua vita londinese, il dj in sella alla propria bicicletta fa un piccolo giro , comunicandoci che questa è la sua 24ma bicicletta in 30 anni di vita londinese. La causa di un così grande numero dei veicoli utilizzati pur in così tanti anni – è che sono stati semplicemente rubati.

Ho subito pensato anche alla mia esperienza personale in Alessandria, che a quanto pare si è rivelata molto simile a quella di Seva. Mi riferisco ai furti delle biciclette.

Per pura curiosità un mio amico, che attualmente vive a Tokio, mi riferisce che rubare le biciclette là è un brutto affare in quanto nel Paese del Sol Levante vige l’obbligo di apporre una targhetta personale valida per ciascun utente che viene data all’atto dell’acquisto, collegata al proprietario che naturalmente viene inserita nel database e può essere controllata in qualsiasi momento dalla polizia per accertamenti. In breve mi ha spiegato che se si viene fermati dalla polizia locale e il numero della targhetta risulta nel database delle bici rubate oppure  non corrisponde al numero assegnato- i guai sono garantiti. Ecco, i giapponesi ci hanno pensato di creare un ottimo deterrente contro i furti.

La solita domanda retorica: ce la farà la vecchia Europa e nel nostro piccolo l’Italia a introdurre una simile procedura??

Nik

La tv trash

Ogni cosa ha suo posto.
Mi spiego meglio.
Sembra che ultimamente nel mondo le cose vadano proprio al rovescio!
Saro politically non correct, ma pare che una consistente armata di braccianti e di bassa manovalanza varia
sia migrata verso i reality show di turno, in modo da essere esposti al grande pubblico.
Forse,anzi, sicuramente, una volta ci avrebbero pensato molte volte su,
prima di mandare in onda e pubblicizzare l'ignoranza, come si fa oggi.
Possiamo solamente parafrasare Totò a questo proposito:
"loro non sono colpevoli, perchè sono ignoranti!"
 
Ma forse la questione va posta in un altro modo: "è riuscita la tv a mantenere la sua missione, quella di essere una scuola
di buon italiano, un veicolo culturale ed educativo,
che le era stata profetizzata aglii albori?"
Guardando, ad esempio, alcuni vecchi documentari, constatiamo che
ci sono molte interviste a contatto con il popolo non istruito delle campagne.
Ma lo si faceva come un "viaggio esotico nelle terre dei vini e sapori".
Anzi, mi ricordo proprio pochi giorni fa di aver visto un documentario, in cui 
intervistavano degli abitanti di un paese e che voleva dimostrare che presto
anche i più remoti angoli di provincia sarebbero stati in grado di seguire le trasmissioni
televisive e che in tal modo il popolo si sarebbe istruito.
 
Oggi purtroppo constatiamo una situazione molto diversa.
Non solo la tv non è riuscita a risolvere il problema della lingua, bensì ha portato sul
grande schermo l'ignoranza pura, pubblicizzandola come un modello comportamentale.
Ormai chi critica l'ignoranza, rischia di essere duramente giudicato come censore.
 
Lo stesso fa l'internet, citando queste interviste, tanto per fare un esempio.
E' vero, anche se si vuole deriderli, questi personaggi spesso vengono imitati e presi a modello.
Non apro nemmeno il tema dei bambini, esposti a queste trasmissioni "educative"...
 
La "soluzione finale", per dirala in modo estremo ed estremista, sarebbe:
quella di non guardare questi programmi (da parte degli utenti), e CENSURARE L'IGNORANZA (da parte delle emittenti) , relegandola nel comparto
della commedia e emarginandola.
Se non si vuole proprio rinunciare alla visione degli amati reality, basta guardarli con lo spirito critico di chi dice:
 "sì, vedo che fanno e parlano in questo modo, ECCO, IO NON DEVO FARE COSì! "
 
 
 
Eh i tempi cambiano!